Quanti di voi di fronte all’improvvisa e drammatica emergenza del Covid-19 si sono trovati un po’ smarriti, sospesi in un tempo indefinito che non ha più le urgenze e le certezze di “prima”?
È perfettamente normale trovarsi disorientati, e riconoscerlo è il primo passo per affrontare e poi gestire questo stato di incertezza.
Chi di voi non ha provato negazione, rabbia, frustrazione per questa situazione, almeno una volta o più volte a fasi alterne?
Come spiega la psichiatra Elizabeth Kübler-Ross – che nel 1969 ha ideato il modello delle «cinque fasi del dolore», pensata per l’elaborazione di una perdita – queste emozioni sono necessarie e funzionali all’accettazione della nuova situazione, non voluta ma subìta.
Le emozioni con il passare del tempo – e se le viviamo con consapevolezza – inizieranno a stabilizzarsi e noi incominceremo a realizzare di poter stare bene anche nell’ “adesso”, seppure in presenza di oggettive difficoltà e limitazioni.
Giornate buone si alterneranno a momenti più pesanti, ma pian piano saremo in grado di riadattare la nostra routine e di rendere la nostra quotidianità non più una straordinaria eccezione ma un nuovo equilibrio.
L’accettazione ci consente non solo di essere più tranquilli ma di liberare energie, che possiamo reinvestire in attività costruttive.
La prima, la più immediata è “fare ordine”.
Chi di voi non ha approfittato di stare a casa per rimettere in ordine un cassetto o un armadio, dove non avete mai messo mano perché eravate sempre di corsa e non avevate tempo? Come vi siete sentiti dopo?
Questo bisogno di ordine lo proiettiamo all’esterno, ma lo possiamo sfruttare anche in maniera metaforica per fare ordine nella nostra vita.
Pensiamo per esempio al lavoro: possiamo approfittare di questo periodo per pensare a quello che è davvero importante per noi, liberando tempo di qualità da dedicare a progetti valoriali che non abbiamo mai realizzato, presi da mille urgenze.
Un esercizio utile per allenarsi ad organizzare meglio anche le priorità, quelle che “prima” sembravano troppe e a volte insormontabili, che ora in molti casi sono sparite e alle quali “dopo” possiamo imparare a dare il giusto peso e gestire al meglio.
La matrice di Eisenhower
In questo esercizio ci può aiutare la matrice di Eisenhower, generale e Presidente statunitense negli anni ‘50, che ha sviluppato un metodo per l’ottimizzazione del tempo, suggerendo di dividere tutti i nostri impegni professionali e personali, in una matrice in base all’urgenza e all’importanza.
Molti, sicuramente, già lo conoscono, ma è probabile che non lo mettano comunque sempre in pratica, ecco dunque l’occasione per riguardarla.
Sull’asse delle ascisse – quello orizzontale – è indicata l’urgenza, da “può aspettare” ( a sinistra) a “fare subito” (a destra) mentre sull’asse delle ordinate – quello verticale – è indicata l’importanza, da “poco” (in basso) a molto (in alto).
Vi offriamo qui una versione grafica della matrice, che potrete stampare e compilare anche più volte o in momenti diversi.
Qualche istruzione per l’uso: “importante” è un concetto soggettivo, perché ciò che è importante per te può non esserlo per un’altra persona.
Le priorità sono infatti legate ai nostri valori, principi ed obiettivi, e possono quindi essere diverse per ciascuno di noi.
Imparare a gestirle con la consapevolezza della nostra scala di valori è fondamentale per una efficace gestione del tempo, soprattutto quando si lavora in team e in un periodo così particolare.
Non diamo nulla per scontato, spendiamo cinque minuti in più per allinearci con i colleghi – e con noi stessi – su questo prima di iniziare una nuova attività.
E pensiamo ai progetti che rimpiangiamo di non aver fatto, nel nostro attuale lavoro o se avessimo potuto farne un altro, per capire a cosa davvero diamo senso e valore.
È un lusso che in questa fase ci possiamo concedere, quello di pensare cosa davvero ci piacerebbe fare, se avessimo tempo.
Ed è una domanda potente, perché ci aiuta a capire cosa vorremmo e cosa ci frena, quali sono “alibi” dettati dall’urgenza quotidiana e quali invece paure, o timori che possiamo analizzare ed affrontare.
Potremmo per esempio realizzare che “prima” ci trovavamo regolarmente nel quadrante in alto a destra “fare”, travolti da attività quotidiane anche gratificanti ma troppo incalzanti.
In questo caso un buon piano d’azione per il “dopo” potrebbe essere impegnarsi a programmare meglio i progetti e le attività di valore, in modo da realizzarle in maniera graduale e progressiva, prima che ci travolgano.
Ma potremmo anche realizzare che nel recente passato ci siamo sempre trovati in “emergenza” su cose peraltro poco importanti, nell’ultima riga grigia e in particolare nel quadrante in basso a destra.
In questo caso ora con il senno del “poi” abbiamo un’occasione unica di realizzare che abbiamo spesso perso tempo, deviato la nostra attenzione in attività senza o con poco valore aggiunto.
Se il concetto di “urgente” è oggettivo – e dipende unicamente dalla variabile tempo – questo è ben lungi dall’essere sinonimo di “importante”.
Di tutte quelle attività che richiedono un’attenzione immediata o erano comunque a brevissima scadenza e che dovevamo gestite, forse alcune le potevamo evitare, imparando a dire qualche “no”.
O le potevamo delegare, per dedicarci a cose più importanti.
Facciamo tesoro dell’esperienza, e del tempo che abbiamo per rileggerla e non commettere “domani” quando saremo di nuovo la fuori, sul campo, gli stessi errori.